martedì 30 marzo 2010

Quanta superficie dovremmo ricoprire di pannelli?

Avete mai pensato a quanta superficie si dovrebbe ricoprire di pannelli fotovoltaici per raggiungere il fabbisogno energetico Italiano?

Tenterò un semplice calcolo, giusto per dare un'idea:

I dati in Wh (wattora) corrispondono all'energia calcolata in un anno.

- Poniamo un (abbondante) consumo in Italia, uguale a 360 000 GWh = 360 000 000 MWh;

- Sappiamo che la superficie media occupata da un impianto da 1 kWp è di 10 mq. Ho scelto 10 mq facendo una media tra i campi solari (grossomodo 12 mq per via delle distanze da mantenere a causa dell'ombreggiamento) e gli impianti sui tetti (8 mq poichè non si conta l'ombreggiamento per via dell'inclinazione del tetto);

Un impianto da 1 kWp produce in media in Italia 1,5 MWh (1,2 nel Nord Italia e 1,8/1,9 MWh nel sud Italia);

Servono, quindi, 240 000 000 impianti da 1 kWp installati in Italia per raggiungere i consumi stimati in Italia. (360 000 000 MWh/ 1,5 MWh);

Moltiplicati ciascuno per 10 mq otteniamo la superficie necessaria = 2 400 000 000 mq = 2 400 kmq;

La superficie dell'Italia è uguale a (301 338 kmq - 7 232, 112 kmq (2,4 % acque)) 294 105,888 kmq;

Con una semplice proporzione troviamo la percentuale di superficie del territorio italiano necessario per soddisfare il nostro fabbisogno energetico con il fotovoltaico:
(2 400 kmq x 100) / 294 195,888 = 0,81% ;

Conclusione:

Se ricoprissimo circa lo 0,81 % della superficie dell'Italia di pannelli fotovoltaici saremmo completamente autonomi energeticamente.

Considerazioni:

E se calcolassimo solo 8 mq/kWp supponendo di ricoprire solo tetti? Basterebbe lo 0,65% della superficie totale;

Il calcolo tiene conto soltanto del solare come fonte di energia: i calcoli si ridurrebbero notevolmente se contassimo il contributo dell'eolico e altre fonti rinnovabili;

Un' altra "fonte" di energia, indiscutibilmente la più pulita, è il risparmio energetico: una fonte di energia sostenibile ed un consumo responsabile sono la combinazione perfetta per abbattere ulteriormente i dati sopra espressi;

giovedì 25 marzo 2010

Gas: Il progetto Nabucco ed il progetto SouthStream:

Da dove arriva il gas per la nostra produzione di energia?

Il progetto Nabucco, dal valore stimato di circa 7,9 miliardi di dollari, prevede la fornitura di gas proveniente dai giacimenti del Mar Caspio, attraverso l'Azerbaigian, la Georgia, la Turchia, la Bulgaria, l'Ungheria, la Romania e l'Austria. Il progetto nasce grazie ai finanziamenti dell'UE per garantire un approvvigionamento di gas sicuro, dopo le tensioni tra Russia e Ucraina (ogni tanto qualcuno spegne il rubinetto...). Un tratto di 2000 km (su una lunghezza totale di 3300 km), passa attraverso il territorio turco. I lavori saranno lancianti nel 2010, e le prime consegne dovrebbero iniziare nel 2014. Il consorzio internazionale per il momento, comprende la turca "Botas," la bulgara "Bulgargas", la romena "Transgas", l'ungherese MOL, l'austriaca MOV e la tedesca RWE. Molte di tali soscietà non appartengono più ai rispettivi Governi dei Paesi partecipanti, bensì sono a tutti gli effetti  società private, che agiscono dietro interessi di controllate estere.



Nabucco è in diretta concorrenza con un progetto russo denominato South Stream (anche Eni in collaborazione con Gazprom vi partecipa, e dovrebbe attraversare Russia e Bulgaria passando per il Mar Nero) , ed è sostenuto anche dagli Stati Uniti. I dati tecnici parlano di 31 miliardi di metri cubi di gas che passeranno ogni anno dall’Asia all’Europa, e uno dei principali fornitori sarà l’Azerbaijan, ma non dimentichiamo che anche paesi come Iraq, Egitto e Siria si sono detti pronti ad aderire all’iniziativa.
Il 6 agosto 2009, i premier turco, Erdoğan, e russo, Putin, hanno firmato, alla presenza di Berlusconi e Scaroni, un accordo intergovernativo che permetterà alla condotta di passare nelle acque territoriali turche del mar Nero.



La Turchia intascherà dalla tassa annuale di servizio circa 400 milioni di dollari, oltre alla creazione di molteplici nuovi posti di lavoro . "A differenza del South Stream, che trasporterà solo il gas russo, il Nabucco garantirà gli approvvigionamenti anche in caso di problemi con la Russia , con la possibilità di istradare il gas della regione del Mar Caspio, dell'Azerbaigian, dell'Iraq e dell'Egitto. L'accordo ha rimosso un importante ostacolo per il successo del progetto, afferma Gyorgy Mosonyi , direttore esecutivo del Gruppo MOL.

Considerazioni:

Dunque, dalla Turchia passeranno due condotti "avversari" per portare il gas in europa: uno filorusso e l'altro antirusso. L'Unione Europea, quindi anche l'Italia, ha partecipato al progetto Nabucco. L'ENI , giustamente, però partecipa al progetto SouthStream. "Two is meglio che one". Ma osservate le cartine, guardate che bellezza! due tubi che attraversano le estremità dell'Europa per fare la stessa cosa.

Panoramica sulla situazione energetica italiana

Dati Terna 2008, anche se i dati variano da sito in sito.

- Consumi:

Consumo Italia: 359'163 GWh

Energia comprata dall'estero: 40'034 GWh (11,2%)
Energia richiesta nazionale: 339'480 GWh
Energia persa in rete: 20'443 GWh circa.
Utenti finali: 319'037 GWh

Potenza media richiesta: 42 GW (oscillanti tra 20,2 e 55,2 GW)

- Produzione energia:

Produzione nazionale lorda: 319 129 GWh annui (2008).

72,8% centrali termoelettriche
a gas naturale 66,3%
carbone 16,5%
derivati petroliferi 7,4%
gas derivati 2,1%
fossili e rinnovabili 7,6%

16,1% fonti rinnovabili:
idroelettrica 13,2% (alpi e appennini)
geotermica: 1,5%
eolica; 1,3% (Sardegna, Appennino meridionale, Sicilia)
fotovoltaica; 0,05% (193 GWh)

11,2% importata dall'estero

- Importazioni di gas:

Italia importa il gas da:
Russia;
Algeria;
Libia (vedi gasdotto Greenstream che aumenterà la quota di gas importata dalla Libia, vedi accordi Gheddafi-Berlusconi)
Paesi Bassi;
Norvegia;

quarto importatore mondiale di gas naturale (World Oil and Gas Review)

Stati Uniti 122,75
Germania    90,70
Giappone    76,12
Italia    73,49  

Italia il paese europeo (sesto al mondo) maggiormente dipendente dal petrolio per la produzione di energia elettrica

domenica 21 marzo 2010

E voi direte: ma chi se ne frega dell'orto!

Giustamente, avete ragione. Io scelgo di fare il contadino prima di tutto perché mi piace. Fare un discorso di questo tipo generalizzandolo sarebbe una follia. Ciò che serve è prendere, anzi riprendere coscienza del consumo. Se, legittimamente, non si ha nemmeno il più lontano desiderio di praticare l'autoproduzione, è giusto che ci si accordi con i produttori vicini per organizzare il proprio approvvigionamento. Ognuno scelga o continui a fare il proprio lavoro!
Questo è un discorso che coinvolge tutti, produttori e consumatori. Si tratta di un cambiamento graduale e apparentemente innocuo. Fermando il flusso di cui si nutrono le varie sanguisughe piazzate in mezzo al mercato, tutto avviene da sé: esse o si convertono o muoiono.
Nessuno sta parlando di trasformare il mondo in una società contadina. Il lavoro contadino però deve essere valorizzato. Il contadino è in qualche modo il “sacerdote della terra”, un mediatore tra la vita della terra e la vita dell’uomo.

sabato 20 marzo 2010

stop: mettiamo le cose in chiaro

Attenzione: io non vorrei passare per il brontolone, l'eremita della situazione, il naturalista finto santone New-Age (per carità...), l'antropofobo, il ProgressistaDiSinistraNo-GlobalMiamiBeach e chi ne ha più ne metta. Beh se volete proprio saperlo, dunque, per esempio io:

- ogni tanto mangio da MacDonald e scelgo il menu più schifoso che hanno, provando un certo senso di libertà;
- ogni tanto maledico i Cinesi;
- simpatizzo per il federalismo fiscale;
- odio i movimenti, i partiti, manifestare e percepire sentimenti di comunanza: mi fanno sentire un teletubbie;
- amo la città, profondamente;
- amo le auto e le moto e sono un tifoso di Valentino Rossi;
- mi piace la gente e a volte faccio le cose che fa la massa;
- ascolto anche rap e da piccolo volevo essere nero e nascere in un ghetto;
- ho speso qualche volta una barca di soldi per un paio di pantaloni;
- orino per strada in caso di necessità, tanto poi si asciuga;
- pecco sovente di gola;

E con questo non voglio più parlare di me. No perchè sennò non ci capiamo.

venerdì 19 marzo 2010

Come fare l'orto

Se non capissi nulla di agricoltura (come effettivamente è) e dovessi inventarmi un metodo per fare l'orto nel mio terreno, la prima cosa che farei sarebbe quella di farmi un giro in campagna e cercherei di capire come crescono le piante. Se avete mai fatto un giro nei sentieri di campagna o di montagna avrete notato sicuramente una serie di cose:

gli alberi hanno le foglie;
le foglie cadono per terra;
dove si cammina non crescono le piante e la terra è dura;
dove non si cammina, sotto le foglie, la terra è nera, piena di insetti e crescono le piante;
le piante sono sparpagliate, crescono disordinatamente e le specie prevalenti sono mischiate tra loro;
le piante muoiono e nascono nello stesso posto;

Non sono gli appunti rubati ad un grande biologo. Queste bene o male sono le cose che nota un uomo di mezza intelligenza dando uno sguardo generale ad un bosco. Queste sono anche le regole che userei per fare il mio orto ("concimi?" "boh", "filari?" "boh", vabbè).

Su queste banali basi Emilia Hazelip ha riformulato le idee di Fukuoka dando vita alla cosiddetta agricoltura sinergica. Emilia ha inventato un metodo per riprodurre quello avviene in natura, e funziona benissimo: basta osservare e riprodurre. Il lavoro è minimo (anche per questo mi piace), perchè la terra fa tutto da sola. Giuro, non sto scherzando.

domenica 14 marzo 2010

Maturità - il declino della responsabilità

Un sistema centralizzato propone un vantaggio illusorio: la comodità. In nome di questa ha vinto come sistema.
"La conoscenza è sofferenza", è un sacrificio, quindi è scomoda. La morte, il marciume, lo sporco, sono elementi essenziali per aumentare la propria conoscenza, e sulla conoscenza si fonda la maturità. Illudersi che una parte della realtà non esista, girare lo sguardo invece di affrontarlo significa solo rimandare il problema. Accettare, invece, la realtà nella sua complessità e completezza richiede un atto di umiltà. Quella stessa umiltà che si manifesta raggiante dietro le rughe di un vecchio, una forza eterna che si trasmette e si stabilisce in qualche prezioso luogo recondito, dopo aver attraversato gli occhi di chi l'ha avvertita. Rimane un punto di riferimento, perché esso è un diamante dell'essenza umana. Il raggiungimento di quello stato, però, non avviene solo attraverso una spinta verso l'alto, (ovvero con pratiche ascetiche o lo studio dei risultati di pensieri già pensati e strutturati dal passato, definizioni) , ma anche e soprattutto attraverso una spinta verso il basso, verso la terra (gli elementi che compongono una definizione, il concime dei pensieri). Se questo sforzo lo impiego verso il basso, si attiva di conseguenza una spinta sincronica verso l'alto. Applicare solamente uno sforzo 'verso l'alto' sarebbe un po' come provare a risolvere un'equazione omettendo il procedimento di svolgimento. Questo atto di umiltà, richiede all'individuo di porsi continuamente allo stato iniziale, allo zero assoluto. Egli deve convivere con la fatica di ricominciare sempre da zero. Questa è anche la base del ragionamento basato sul dubbio. Infatti, ogni qual volta ricomincio da zero, faccio tremare le strutture convenzionali: il dubbio è l'humus del progresso, quello vero.
Parlo dei vecchi, perché tra la generazione dei nostri nonni e quella dei nostri padri è cambiato qualcosa: questo estremo desiderio di giovinezza eterna, questa avversione per la rinuncia, la consacrazione del diritto come misura della libertà, la ricerca della felicità, i tempi dell'otium e del negotium, eccetera, eccetera.
Abbiamo declinato ciò che è scomodo ad una grande macchina in cambio di lavoro altrettanto scomodo e con una condizione: la macchina non fa mai pause. E per di più un uomo senza lavoro è bello che spacciato. Facciamo esattamente quello che farebbero una miriade di mosche sopra una carcassa dove chi non trova il suo spazietto da succhiare è finito. Un sistema autonomo ti potrebbe lasciare finalmente il sacrosantissimo diritto di fare un beato niente, di perdere tempo, di buttarlo via, di attendere, di lasciare buchi vuoti, di pensare agli Axolotl del Messico, o ad ubriacarti con tua nonna. Invece noi vogliamo riempire, colmare, abbiamo paura del vuoto. Stare in silenzio è scomodo: ti mette di fronte a te stesso, a quel dolore intrinseco con cui devi fare i conti. Come si può accettare la vecchiaia se non si accetta il silenzio? Accogliere tutto questo richiede molta responsabilità. Ma non solo verso se stessi, ma verso tante cose del mondo (mondo e io sono la stessa cosa). Vogliamo sempre e solo il frutto delle cose, sempre la giovinezza, sempre quel divertimento, quel tipo di gioia.
Il sistema autonomo non permette di raccogliere solo i frutti del piacere. Il sistema autonomo ti obbliga a ritornare all'inizio, alla semina, alla crescita e infine di nuovo al frutto. Il frutto maturo, insieme al suo massimo piacere si ottiene solo rispettandone il suo ciclo.

sabato 13 marzo 2010

l'idea generale del sistema autonomo

Il sistema centralizzato è un cervello, una fabbrica, una concentrazione di poteri, che crea i suoi prodotti per tutti i suoi satelliti. Sostituisce le loro facoltà e le riassume grossolanamente e semplicisticamente in un centro. Per quanto i sistemi di elezione (il voto) si impegnino a garantire la "democrazia", questo potere non viene sfruttato. Esiste un problema di dimensione che si tramuta in un problema strutturale. La dimensione crea un vuoto incolmabile tra un satellite ed il centro. Tra essi non avviene nessuna comunicazione se non una riproduzione di essa (il talk show riproduce un eventuale dialogo tra cittadino e centro, delegandolo ad altri individui). In questo modo il satellite delega la sua intelligenza e il suo diritto. Lo stesso avviene per la produzione di energia, per il commercio e molte altre cose.
Un altro grande problema: il centro non può conoscere tutte le problematiche particolari dei suoi satelliti, quindi li riassume in un unico problema basandosi sulla statistica. Perciò non può avvenire un dialogo completo tra satellite ed il centro, perché sono pochi gli elementi in comune tra essi. Questi coinvolgono problemi di larga scala, ideologie o questioni internazionali. Tutti problemi attorno ai quali un satellite non può avere una visione completa ed esauriente, perché semplicemente troppo grandi. Un satellite, infatti, forma una propria idea basandosi su altre idee, tesi, false testimonianze, rasentando la superstizione.
In un sistema a misura d'uomo, si rispetta quello che sta alla base del concetto di democrazia, cioè il dialogo. Esso presuppone due interlocutori, un canale e un messaggio con un codice comune. Attraverso il dialogo si presentano, si discutono e si risolvono i problemi in comune, tra interlocutori interessati a risolverli. I problemi si possono vedere con i propri occhi e riconoscerne l'entità. Nessuno può frapporsi e cambiare le carte in tavola.
L'alienazione creata dal sistema centralizzato determina una bassissima conoscenza dei cicli produttivi e quindi una bassa sensibilità al consumo. Questo è dovuto al fatto che i beni primari come l'energia, il cibo, e tutto il resto vengano prodotti come merce e in quanto merce sono i fattori del profitto delle imprese private, quindi 'più si consuma più si guadagna', e di conseguenza si spreca molto di più.
Non è da dimenticare che il sistema centralizzato si basa quasi sempre su fonti non rinnovabili.

E' necessario andare verso un sistema autonomo a rete

Autonomia significa che ogni singolo nucleo sfrutta al massimo le sue facoltà, all'interno di un ambiente adeguato che le valorizza in quanto facoltà naturali. Significa restituire le responsabilità a coloro che devono essere responsabili di un ambiente e della gestione della propria vita.
Un sistema autonomo è un insieme di nuclei autonomi che condividono tra loro alcune risorse. Questo insieme di nuclei è, a sua volta, un nucleo autonomo che condividerà risorse con altri nuclei, e così via. Si tratta di una autonomia a strati, in cui alla base sta l'individuo, il primo e il più importante nucleo autonomo. Poi l'abitazione, ad un livello successivo un agglomerato di abitazioni (città, villaggio o quello che sia), poi una regione, spesso delimitata da confini ambientali (come la vallata) o culturali, e infine la nazione. Ogni suddivisione ha il diritto ed il dovere di occuparsi del proprio territorio, e per esso decidere democraticamente il meglio. Questo crea coesione e sensibilizzazione sociale.
Ma l'autonomia non sta semplicemente nell'aumento del diritto decisionale locale. L'autonomia è energetica, attraverso fonti di energia rinnovabili, e alimentare. Per quanto riguarda l'energia, parlo del fotovoltaico e dell'eolico, ove possibile, e altre diverse fonti più particolari. Conoscere cosa significa produrre la propria energia alimenta la coscienza del consumo e del valore di questo bene. L'energia prodotta da ciascun nucleo serve per il sostentamento del nucleo stesso, e ciò che viene prodotto in più rimane nella rete per altri scopi. L'energia in rete è un'energia libera, il motore che muove l'intera società.
Per quanto riguarda l'alimentazione, solo aumentando le produzioni locali e le autoproduzioni si può tornare all'agricoltura naturale, evitando lo sfruttamento chimico. Riappropriandosi del territorio rurale, ogni regione viene valorizzata sfruttando le proprie virtù e possibilità che, appunto, cambiano di luogo in luogo. Il terreno, infatti, ha una produzione precisa tipica di quel territorio che va rispettata.



Questo sistema vuole rimarcare l'importanza della responsabilità che ogni cittadino deve avere per il suo territorio particolare, che viene prima di tutto. Ipoteticamente, se tutti si occupassero del loro piccolo prima che di questioni più grandi di loro, le cose funzionerebbero meglio. Questo non significa che bisogna dimenticarsi del resto, assolutamente: soltanto la conoscenza e l'esperienza fatta nel proprio piccolo crea gli strumenti di analisi per concepire problemi più grandi.
Ma qual è il sangue che mette in comunicazione questo sistema di nuclei? il sistema informativo basato su internet. Ognuno è autonomo e allo stesso tempo collegato con gli altri.
Quindi, i fattori che determinano l'autonomia locale sono: l'indipendenza energetica, la produzione alimentare locale e il sistema informativo basato su internet.

venerdì 12 marzo 2010

io sono un sistema autonomo!

Prima di tutto lo sono in quanto individuo. Per questo, voglio aprire un guerra contro un nemico che mi ha perseguitato per tutta la vita senza mai darmi tregua: la smorfia. Un po' di tempo fa avrei creduto di non potercela fare, di dichiararmi sconfitto e accettare il suo dominio, ma oggi ho deciso di oppormi. Vedete, la smorfia è più meschina di quanto si possa credere: magari sto passeggiando per strada e sto pensando ai fatti miei e lei sta lì, senza che io lo sappia, spiaccicata in faccia. Magari sta passando anche una bella ragazza che mi chiede l'ora e le rivolgo per un attimo quella faccia, così... Oppure, probabilmente anche voi leggete i giornali: non so voi, ma io mi sono accorto di avere la smorfia anche in quel momento, da quando comincio a leggere il titolo dell'editoriale (succedono delle cose incredibili nel mondo!). Oppure aspettando il pullman in piena città, o quando faccio la fila negli uffici pubblici, quando compro il pane e in tanti altri momenti ancora. La smorfia, attenzione, non compromette la mia felicità, ma diciamo che si pone come un sottofondo sgradevole, un disagio sottile e assillante. In pochi se ne sono accorti, ma questo è un problema nazionale, anzi, che dico, mondiale! Tutti coloro che vivono in città, hanno la smorfia. Ho detto nelle città, quindi quasi tutti. Quasi tutta l'umanità è vittima della smorfia. Maledetta...

Raramente riesco a liberarmi di lei e vedere anche la gente liberarsene. Questo accade per esempio quando sono nelle piccole città, nei piccoli comuni, in montagna, in campagna, al mare, in tutti quei posti che mantengono ancora un'estetica concedetemi il termine, normale. Che cos'è il 'normale'? un buon parametro è 'quando non hai la smorfia'. Respirare quest'aria non è normale, lavorare tutta la vita 8 ore al giorno fino alla pensione non è normale, la melanzana fosforescente non è normale, incazzarsi per un parcheggio non è normale, le malattie passeggere e molte di quelle che non lo sono non sono normali, comprare gli asparagi dal Perù non è normale, insomma un elenco infinito di cose che facciamo non sono normali. Per me la normalità significa per lo meno vivere in un luogo in cui l'olfatto, la vista, l'udito e il gusto vengano rispettati. Fa bene a me, fa bene a tutti.

Sistemautonomo è uno spazio comune per chi, come me, non ride più ascoltando Toto Cotugno.
Uno strumento per la ricerca, la discussione e la formulazione di idee concrete per la realizzazione di sistemi per il sostentamento autonomo, attraversando i temi dell'agricoltura, dell'energia, dell'architettura e del cibo.