mercoledì 14 aprile 2010

Il lavoro positivo - Il lavoro oggi

Come viene inteso il lavoro oggi?

Oggi, nel mondo della postmodernità, il lavoro è giunto alla sua estrema astrazione. Se ancora fino alla generazione dei nostri padri il lavoro comunicava almeno con la sfera politica, che gli dava un significato simbolico inserendolo in un macro-contesto ricalcando così pallidamente quello che un tempo era il dominio della religione, oggi alle nuove generazioni non è rimasto nemmeno questo, poiché il processo di precarizzazione che ha investito il mondo del lavoro nell'ultimo decennio ha definitivamente polverizzato la possibilità di parlare, prima ancora di una coscienza di classe, finanche di un “proprio” lavoro, dato che quest'ultimo cambia di continuo e non può mai essere portatore di altro significato se non quello di essere una danza macabra alla ricerca di un salario.
Nella totale interscambiabilità dei lavori, nella loro equivalenza, viene negata a priori ogni possibile affermazione positiva del lavoro. Se “ogni tipo di lavoro va bene” vuol dire che il tipo di lavoro, la sua particolarità positiva, non conta più nulla. Conta solo, appunto, il puro lavoro.
Tutto questo determina una crisi senza precedenti, perché la vita dell'uomo in questo paradigma è quasi totalmente una negazione della vita stessa, una negazione del tempo, una schiavitù di cui l'uomo non riesce ad intuire il senso nemmeno nei momenti del cosiddetto tempo libero, questo succedaneo secolare della festa, che diventa sempre più un ammazzare il tempo, un puro far niente.
Ecco che la portata emblematica della nostra epoca viene alla luce nella paradossalità della coincidenza in negativo di tempo del lavoro e tempo della festa (quelli che un tempo erano la sfera profana e la sfera sacra): nel tempo del lavoro si nega il tempo, nel tempo della festa lo si ammazza. E cioè: il tempo è sempre negato, mai affermato.
Sarebbe qui da indagare anche tutta la tematica dell'odierno disagio psicologico dell'uomo nel suo tempo libero, che ormai viene quasi vissuto come tempo peggiore del lavoro, nel quale non si sa che fare e si desidera che passi velocemente (proprio come il lavoro; la confusione fra vacanza e lavoro è ormai diventata un tema comico per eccellenza).

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